Anna si avvicinò allo specchio. Le ci vollero una manciata di secondi per trovare il coraggio ad alzare il volto verso la superficie riflettente. Sobbalzò. Aveva un grosso ematoma che le partiva dal sopracciglio destro ed arrivava fino allo zigomo dello stesso lato. L’occhio azzurro creava uno strano contrasto con il violaceo della botta. Provò ad avvicinare la mano, quasi incosciente, a toccare la ferita.
-Aaahh!-
Un urlo le uscì spontaneo dalla bocca. Involontariamente si portò una mano alla cavità. Lui non era in casa. Poteva permettersi di piangere, di urlare. Avrebbe, però, dovuto cercare di deviare il corso delle lacrime dalla parte destra del volto. Avevano preso a scendere copiosamente. Si rifiutava di scendere in farmacia da Maura. Era sicura la donna si sarebbe preoccupata nuovamente e l’avrebbe costretta ad affrontare suo marito.
Maura però non sapeva che, non appena lui era uscito per andare al bar a bere, quella mattina presto, Anna aveva iniziato a fare le valigie. Poca roba. Lo stretto indispensabili. Gli effetti personali. Aveva da poco aggiunto tutto il suo beauty case e la trousse dei trucchi. Al momento non se la sentiva di coprire la ferita con del fondotinta. Temeva la reazione della pelle già martoriata. Si recò in cucina nello scaffale più in alto. Estrasse la pentola più grande. Dalla stessa tolse le mazzette che ci aveva riposto per un periodo di tempo imprecisato. Erano abbastanza. Abbastanza per prendere il primo pullman all’alba del giorno dopo. Abbastanza per cambiare nome e ricominciare da capo. Abbastanza per sparire. Abbastanza per essere dimenticata. Cancellata.
Chiuse la porta dietro di sé e si avviò lungo il vialetto verso la casa della sua vicina. Bussò.
Anita aprì la porta. Si portò una mano alla bocca per fare morire l’espressione inorridita che le si era formata. Guardò Anna. “È ora?”
Anna annuì. L’abbracciò forte e le passò le due valigie. Senza voltarsi indietro ripercorse il vialetto verso casa. Quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe attraversato in quel senso. Aveva organizzato il piano settimane addietro. Perlomeno a livello pratico. Alle 4 del mattino successivo si sarebbe svegliata …con le prime luci. Avrebbe raccolto le ultime cose e si sarebbe diretta verso casa di Anita, dove Matteo l’avrebbe caricata in auto e l’avrebbe condotta alla stazione dei pullman più vicina. Avrebbe preso il mezzo, tremante e angosciata dall’idea di averlo svegliato, e non si sarebbe voltata indietro. Matteo le aveva comprato un telefono usa e getta col quale avrebbe potuto contattarli non appena si fosse messa in salvo e avesse deciso la cittadina lungo l’oceano nella quale fermarsi.
L’oceano….. Le dava un senso tale di libertà e infinite possibilità che non aveva avuto alcun tipo di esitazione quando aveva cominciato a pensare a quale pullman prendere ed in quale direzione andare. Sarebbe stata abbastanza lontana.
Ora non le rimaneva che cambiare aspetto. Lui sarebbe rincasato ubriaco intorno a mezzanotte.
Avrebbe dovuto resistere solo quattro ore con lui nei paraggi.
-Mogano- lesse sulla confezione della tintura.
Anna sciolse la sua lunga e lucente chioma bionda. L’unica cosa che luccicava ancora in lei. Si osservò per qualche minuto. Anna sarebbe morta da lì a poche ore. Al suo posto, Alba. Disse addio ai suoi capelli. Dovette ricacciare indietro le lacrime. Le aveva portato via tutto. Ogni parte di sé. Finqiando non aveva capito che era già morta comunque. Di conseguenza doveva tentare il tutto per tutto.
Quando si tirò su, ecco Alba. Folta chioma mogano. Si calcó gli occhiali da vista sul naso. Ora sembrava una qualunque 35 enne con una vita normale, quasi noiosa.
Si preparò qualcosa da mangiare dopodiché si vestì con gli abiti che aveva scelto e si mise sotto le coperte simulando una dormita. Quando lui rincasó lei si paralizzò. Lo sentì infilarsi sotto le coperte. Dopo poco iniziò a russare forte. L’alcol lo aveva steso. Alle 4 si alzò. Terrorizzata all’idea di fare rumore. Si chiude la porta della camera dietro di sé. Passò in bagno. Dopodiché prese da dietro il divano l’ultima borsa. Accelerò verso la porta d’ingresso. La aprì. Si guardò indietro con l’ansia una mano l’afferrasse e la riportasse in casa. Iniziò a correre in direzione della casa dei vicini. La porta si aprì. Anita l’abbracciò forte e caricò quell’ultima borsa sulla macchina. Le chiuse la portiera e Matteo mise in moto. Anna chiuse gli occhi. I battiti del cuore non la smettevano di scandirle il tempo.
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